martedì 17 aprile 2012

Recensione: Un giorno di David Nicholls

Bentornati, miei cari lettori!

E anche quest’oggi, eccomi qui a proporvi una nuova recensione, anche se si tratta nuovamente di una recensione piuttosto sui generis, una di quelle che segue la falsa riga della recensione su The Help (qui), stilata e pubblicata giusto un paio di settimane fa. Il protagonista di questo post, infatti, è un romanzo che mi ha fatto sognare, ansimare, mi ha fatto battere forte il cuore, mi ha entusiasmato, mi ha commosso, mi ha preoccupato, mi ha tenuto con il fiato sospeso. Un libro unico, forse uno dei migliori che abbia mai avuto il piacere di leggere. Prima di cominciare, però, ad analizzarlo, vi anticipo che questa recensione sarà ricca, ma proprio ricca, di spoilers, se, infatti, non avete letto il libro in questione o non avete visto il film da esso tratto, evitate di rovinarveli. Magari potreste passare nuovamente dopo che li avrete gustati! Nelle righe che seguiranno, infatti, desidererei analizzare con voi ogni particolare che più mi ha colpito, ogni minuzia. Se sarà una recensione prolissa? Sì. Credo proprio di sì.

Rullo di tamburi!

Un bestseller europeo, il romanzo inglese dell’anno,
 valutato come un capolavoro da scrittori quali Nick Hornby e Jonathan Coe.
Una vera storia romantica del ventunesimo secolo.


Titolo: Un giorno
Autore: David Nicholls
Titolo originale: One Day
C. E.: Neri Pozza, collana Bloom
Prezzo: 18.00 euro
Pagine: 487
Genere: Classico moderno

Trama: È l'ultimo giorno di università, e per due ragazzi sta finendo un'epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. È il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sarà Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora assieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori. Comico, intelligente, malinconico, Un giorno cattura l'energia sentimentale delle grandi passioni: i cuori spezzati, l'intricato corso dell'amore e dell'amicizia, il coraggio, le attese e le delusioni di chiunque abbia desiderato una persona che non può avere.


La mia opinione

«Twenty years. Two people… One Day».

Ho passato ore intere, senza contare i due giorni di pausa dal Blog proprio per prepararmi psicologicamente alla stesura di questo post, a domandarmi come cominciare questa recensione, una delle più sentite di sempre. Pensate: ho passato così tanto tempo a rimuginarci su, che ad un certo punto, con le dita fra i capelli e i gomiti poggiati sulla scrivania, sono stato persino sul punto di gettare la spugna. E proprio allora, invece, ecco che arriva l’illuminazione, ovvero la realizzazione del fatto che l’incipit del post era sempre stato lì, dinanzi ai miei occhi. La frase sopracitata, quella d’apertura per intenderci, infatti, è sempre stata sotto il mio naso, scritta a caratteri cubitali sullo sfondo del desktop del mio PC - certo, la T di Twenty è quasi completamente celata dietro alle troppe cartelle che ingombrano la schermata, ma vi assicuro che è ugualmente leggibile. La frase rappresenta il motto ufficiale utilizzato nella propaganda pubblicitaria anglosassone di Un giorno e del lungometraggio da esso tratto, One Day. Una semplice frase, sei esigue parole, l’anima di Un giorno.

Cover UK
15 luglio, 1988. Edimburgo. Una squallida stanza. Un letto a una piazza. Un lui. Una lei. Lui: Dexter “Dex” Mayhew, bello, charmant, ricco, il mondo non attende altro che il suo contributo, eppure Dex spreca il suo tempo passandolo con la prima che passa. Lei: Emma “Em” Morley, umile ragazza di campagna contraddistinta dal pesante accento caratteristico dello Yorkshire, carina, intelligente, non attende altro che cedere al mondo il suo contributo, eppure il mondo la ignora. Due poli incredibilmente distanti, due poli che per caso, nel giorno di St. Swithin, si ritrovano in quel letto, in quella stanza. Insieme. E il 1988 sarà il primo di venti lunghi anni nei quali Em e Dex si cercheranno, si incontreranno, si allontaneranno, litigheranno, vivranno. Il 15 luglio resterà sempre impresso nelle loro menti, e, in occasione dell’anniversario del giorno in cui avvenne il loro primo incontro, l’uno non potrà fare a meno dell’altra.  

È questa, a sommi capi, la trama di Un giorno. Così semplice e lineare. Così banale e futile, qualcuno ha persino ammesso. Io non potrei essere più in disaccordo. Quella di Un giorno è, infatti, una trama così reale, così comune, così quotidiana, che, al suo interno, ogni lettore non può che ritrovarvi almeno una piccola parte di sé stesso. Una trama ben costruita, una trama speciale. Una trama narrata, tra l’altro, da una penna maestra come quella di Nicholls. David Nicholls, infatti, nel suo terzo romanzo, è capace di proporre, a quei lettori bramosi di plots narrativi profondi e sinceri, tutto ciò che desiderano, servito in un testo corposo e dannatamente avvincente, dannatamente unico, dannatamente perfetto. La prosa di Nicholls non può, infatti, che travolgere il lettore. Con una sfacciataggine in alcuni punti quasi crudele, riesce a trascinare con estrema facilità e rapidità fra le parole, le righe, le pagine e i capitoli colui che si ritrova a leggere le vicende di Emma e Dexter, vicende narrate attraverso la particolare, nonché più che apprezzata, scelta narrativa di proporre soltanto il racconto del 15 luglio di ognuno dei vent’anni che rappresentano l’arco narrativo-temporale di Un giorno. Quella di Nicholls è, inoltre, una scrittura capace di costringere, quasi letteralmente, il lettore ad amare entrambi i protagonisti di Un giorno, scendendo nei particolari più profondi della loro psiche e analizzandola sino infondo.

Emma e Dexter risultano, quindi, personaggi tanto vicini al lettore che, nel momento in cui viene terminato e chiuso il tomo, un senso di tristezza e nostalgia prende il sopravvento su di lui, quasi come se la fine del romanzo fosse stato il mezzo utilizzato da Nicholls per allontanarlo, o meglio, strapparlo dalla vicinanza di due grandi amici. Infondo con loro, il lettore, ha passato vent’anni, e ciò non può che motivare quella nostalgia di cui parlavo sopra. Emma, con le sue idee, la sua caparbietà, la sua voglia di cambiare il mondo, e Dexter, con le sue disavventure, la sua vulnerabilità, la sua quasi-sfortuna, in modi completamente differenti, risultano personaggi indimenticabili.

Altrettanto impressionante, poi, è la capacità di David Nicholls di mostrare senza alcuna difficoltà agli occhi del lettore le immagini che descrive. Per non parlare dell’ambientazione British in cui è contestualizzato Un giorno. Un ambientazione affascinante, così vivida da sembrare di ritrovarsi assieme ad Emma e Dexter, in ogni istante.

Inutile dire che, nel momento in cui sono venuto a conoscenza del fatto che Emma fosse morta, forse il punto più cruciale dell’intera storia, caratterizzato da quella sfacciata frase, una frase tanto impattante da non lasciarmi chiudere occhio durante tutta la notte successiva al pomeriggio in cui ho terminato Un giorno, ho sussultato. Ho sentito un peso opprimermi il petto e un groppo salirmi su per la gola. Non volevo continuare a leggere, avevo paura che Dex avrebbe potuto commettere una delle sue idiozie. Ho desiderato di fermare la mia lettura in quel punto. E proprio in quel momento ho compreso quanto avessi interiorizzato, fatto mio Un giorno, come se si trattasse di qualcosa di puramente personale. Quanto Un giorno fosse diventato importante per me. Quanto, con una prepotenza quasi inaudita, questo classico moderno, come alcuni critici hanno ritenuto opportuno denominarlo, fosse rientrato di diritto in cima alla lista dei migliori romanzi che io abbia mai letto.

In conclusione, miei cari lettori, Un giorno mi ha sbalordito, mi ha incantato, mi ha reso suo prigioniero. Non vedo proprio l’ora di rituffarmi all’interno delle sue pagine: infondo quell’«Addio. A presto» di Emma era destinato anche al lettore, oltre che a Dex, no?


Consigliato.


Voto:  5 ½ ♥
(diritto nella lista dei miei romanzi preferiti)


P.S.: Anche qui le assonanze con The Help si ripresentano. Lo scorso anno, infatti, è arrivato nelle sale cinematografiche di tutto il Globo il lungometraggio tratto da Un giorno, One Day, che ha come protagonisti Anne Hathaway e Jim Sturgess nei ruoli di Emma e Dexter. Se non l’avete ancora visto, rimediate, miei cari. Di certo non raggiunge gli alti livelli del romanzo, ma è pur sempre un bel film. Vi lascio qui il trailer.




David Nicholls

Secondo di tre figli, Nicholls ha frequentato il Barton Peveril College di Eastleigh, nell'Hampshire, dal 1983 al 1985: qui si è diplomato con il massimo dei voti in letteratura inglese, teatro, fisica e biologia, partecipando anche a numerose produzioni teatrali del college. Anche l'attore Colin Firth ha frequentato lo stesso istituto e in seguito ha collaborato con Nicholls nel film And When Did You Last See Your Father?. Nicholls ha in seguito studiato presso l'università di Bristol, laureandosi in teatro e letteratura inglese nel 1988, poi ha tentato la carriera di attore iscrivendosi alla American Musical and Dramatic Academy di New York. Dai 20 ai 30 anni Nicholls ha spesso lavorato come attore utilizzando il nome d'arte di "David Holdaway" e recitando piccoli ruoli in vari teatri, tra cui il Royal National Theatre.

4 commenti:

  1. Cavolo... deve essere veramente bello. Dopo una recensione del genere, dubito riuscirò a trattenermi dall'acquisto :D
    E il portafogli piange... -_-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Essì, Matteo, è proprio bello. Devi assolutamente comprarlo, non puoi lasciartelo sfuggire :)
      P.S.: Non parliamo di portafogli, perché la situazione qui è tragica XD

      Elimina
    2. Ecco, sì, evitiamo che è meglio :D

      Elimina
  2. Davvero un bellissimo libro, emozioni forti e contrastanti, soldi ben spesi !!

    RispondiElimina